venerdì 11 aprile 2008

La risposta al Film FITNA :- Mohammed Il Profeta dell'Islam Lo conosci?

Nel Nome di Allah, il Compassionevole, il Misericordioso

Mohammed Il Profeta dell'Islam Lo conosci?

dovresto conoscere questo uomo.
guarda



http://huda.it/



martedì 8 aprile 2008

Il carattere (khuluq) del Profeta Muhammad

Nel Nome di Allah, il Compassionevole, il Misericordioso

da il gruppo http://groups.msn.com/SUFISMO

un saluto di pace a tutti coloro che leggono

Allàh l'Altissimo nel Suo Nobile Corano ci incita a seguire come modello per il nostro "perfezionamento" il Suo Inviato Saiyydinà Muhammad - le benedizioni di Allàh e la pace su di lui - : "Voi avete nell'Inviato di Allàh un modello sublime, per chi spera in Allàh e nell'Ultimo giorno e molto ricorda Allàh" (Corano Sura Al-Ahzàb 33 vers.21)

Allàh l'Altissimo nel Suo Nobile Corano ci descrive inoltre qual'è il carattere "khuluq" con il quale ha mandato Saiyydinà Muhammad - le benedizioni di Allàh e la pace su di lui- alle Sue creature: " Per quale misericordia da parte di Dio hai mostrato dolcezza nei loro confronti? Se tu fossi stato rude e duro di cuore essi si sarebbero dispersi lontani da te. Usa loro clemenza, chiedi perdono per loro, e consigliati con loro sul da farsi..." (Corano Sura Al-Imran 3, vers. 159)

Tutti i Maestri (Shuyukh) del Tasawwuf si sono "conformati" a questo "modello sublime" seguendo la sua Sunna (modo di agire e di fare del Profeta) in ogni loro pensiero e azione e insegnando a loro volta, più con gli atti e gli stati (hàl) che con le parole, questa Via (Tariqa Muhammadiyya) ai loro discepoli.

Ho pensato perciò che potrà trovare interesse la seguente pubblicazione di alcuni commentari (Tafsir) della Sura sopracitata "sul carattere del Profeta" (Cor.3,159-60) per cogliere ancor di più la bellezza e l'elevatezza degli insegnamenti di Allàh l'Altissimo che ci ha voluto dare con questo Suo nobile versetto, in cha Allàh.

NB- Queste pagine che riportiamo sono tratte dal Libro che verrà pubblicato a breve : «La Sura della Famiglia di Imran nella Sapienza Islamica» di Ludovico Zamboni - GEI Gruppo Editoriale l’Idea. Il III Capitolo (Sura) del Corano alla luce dei commenti di Ibn Kathìr e Al Qâsânî tradotti direttamente dai Testi in lingua Araba da Ludovico Zamboni, il quale ci ha gentilmente concesso di pubblicare qui in anteprima, che Allàh lo ricompensi e sia soddisfatto del suo lavoro. Chi ne facesse uso è pregato gentilmente di riportare la provenienza di queste pagine, grazie.

Nel testo che riportiamo il carattere "normale" è dedicato alla traduzione dei commenti di Ibn Kathìr e di Al-Qàsànì.


il carattere in grassetto a quello dei versetti del Corano


il carattere in corsivo alle note di Ludovico Zamboni


Tafsir (commentario) del versetto 159-60 della Sura Al-Imràn - 3

[Sul carattere del Profeta (s.a.s.)]

Testo

«159) Per quale misericordia da parte di Dio hai mostrato dolcezza nei loro confronti? Se tu fossi stato rude e duro di cuore essi si sarebbero dispersi lontani da te. Usa loro clemenza, chiedi perdono per loro, e consigliati con loro sul da farsi. E quando hai acquisito ferma risolutezza, affidati fiducioso a Dio, perché Dio ama coloro che a Lui si affidano. 160) Se Dio vi soccorre, nessuno vi potrà sconfiggere; ma se Dio vi abbandona, chi vi potrà soccorrere, dopo di Lui? A Dio dunque si affidino fiduciosi coloro che hanno fede.»

Dice Ibn Al-Kathìr:


L’Altissimo si rivolge al Suo Inviato, pieno di benevolenza nei confronti suoi e dei credenti, parlandogli di come ha reso tenero il suo cuore a riguardo della sua comunità, nei confronti cioè di coloro che seguono i suoi ordini e cessano di rivoltarsi contro di lui, e di come ha fatto sì che le sue parole sembrassero loro gradevoli, e dice: «Per quale misericordia (bi-mâ rahmatin) da parte di Dio hai mostrato dolcezza (linta) nei loro confronti?» E cioè, per mezzo di cosa Dio ha fatto sì che tu fossi dolce con loro, se non per la misericordia di Dio nei tuoi e nei loro confronti? Qatâda dice: “Il significato è ‘Per misericordia da parte di Dio tu hai mostrato dolcezza nei loro confronti’. La particella mâ infatti in questo caso è una semplice congiunzione.” (...)

Dice Al-Hasan Al-Basrî: “Qui si parla del carattere (khuluq) col quale Dio ha mandato Muhammad, e questo nobile versetto somiglia alle parole dell’Altissimo «È venuto a voi un Inviato che viene da voi stessi, al quale pesa ciò che commettete e che ha cura di voi, pietoso e clemente con i credenti» (Cor. 9,128).

L’Imam Ahmad tramanda da Abû Râšid Al-Harrânî: “Abû Umâma Al-Bâhilî mi prese per mano e mi disse: ‘L’Inviato di Dio mi prese per mano, e mi disse: Abû Umâma, vi sono alcuni credenti verso i quali il mio cuore ha tenerezza’.”


Al-Qušayrî: “Se non fosse stato per una forza divina che il Vero gli riservava, come avrebbe potuto l’Inviato di Dio sopportare la compagnia degli uomini? Non vedi che Mosè, appena dopo aver udito la Sua parola, non sopportava neppure di parlare con suo fratello, e gli prendeva la testa, tirandola a sé?(Cor.20,92-4) O ancora: se il Profeta (su di lui la pace e la preghiera divine) non li avesse guardati [con un occhio che] cancellava quelle norme proprie del mutamento (ahkâmu t-tasrîf) che avevano corso in loro, realizzando che era Allah a dar origine ad esse, come avrebbe potuto sopportare la loro compagnia?


Quindi l’Altissimo dice: «Se tu fossi stato rude (fazz) e duro (galîz) di cuore essi si sarebbero dispersi lontani da te». Il termine fazz è simile nel significato a galîz, così che il significato è ‘se tu fossi stato duro con la parola e col cuore’, o in altre parole ‘se tu ti fossi rivolto a loro con parole violente, e col cuore duro, essi si sarebbero allontanati da te, lasciandoti; Dio però li ha uniti a te facendo sì che tu fossi dolce con loro, così da ammansire i loro cuori’. Dice ‘Abd Allah ben ‘Amrw: “Vedo nei Libri sacri rivelati in precedenza la descrizione dell’Inviato di Dio: non è rude, né duro, non strepita nei mercati e non risponde al male col male, ma piuttosto perdona e tollera.” At-Tirmidhî tramanda da ‘Â’iša queste parole dell’Inviato di Dio: “Dio mi ha ordinato di essere estremamente gentile con la gente, ai limiti dello sdolcinato (amara-nî bi-mudârâti n-nâs), allo stesso modo in cui mi ha ordinato le opere obbligatorie della Religione (al-farâ’id).”


Su queste parole coraniche, Al-Qušayrî dice: “Se avessi dato loro da bere puro il vino dell’Unità divina, senza annacquarlo con una ‘parte’ per loro, essi si sarebbero separati da te errando senza meta senza poter sostare neppure un attimo.” Analogamente, Al-Alûsî dice: “Se avessi loro esposto minuziosamente le norme proprie delle realtà principiali (ahkâmu l-haqâ’iq) il loro petto si sarebbe ristretto, e non avrebbero sopportato il peso proprio della realtà delle norme di educazione spirituale necessarie nella Via iniziatica. Tu invece hai avuto indulgenza nei loro confronti, per mezzo della Legge sacra e delle facilitazioni [che essa prevede].” Ar-Râzî riporta questo hadith: “Non v’è mitezza maggiormente gradita a Dio della mitezza e dell’indulgenza di una guida spirituale (imâm). E non v’è ignoranza più odiosa agli occhi di Dio dell’ignoranza e della rozzezza di una guida spirituale.”



( Il carattere (khuluq)...2^ parte )
Così l’Altissimo continua dicendo: «Usa loro clemenza, chiedi perdono per loro (astagfirla-hum), e consigliati con loro (šâwir-hum) sul da farsi (fî l-amr. In effetti l’Inviato di Dio all’occasione chiedeva consiglio ai suoi Compagni, così da infodere loro entusiasmo in ciò che facevano. Il giorno di Badr ad esempio si consigliò con loro sul problema se andare o meno incontro alla carovana [dei meccani], ed essi dissero: “Inviato di Dio, se ci chiedessi a proposito di un vasto mare, noi lo attraverseremmo con te, e se ti incamminassi con noi verso Bark Al-Ghimâd [località nello lontano Yemen], noi verremmo con te. Noi non faremo come la gente di Mosè, che gli disse: «‘Va’ tu, col tuo Signore, e combattete voi due: noi staremo qua ad aspettare seduti’». (Cor.5,24) Ti diciamo invece: va’, e saremo con te. Combatteremo davanti a te, alla tua destra e alla tua sinistra.” (...) Anche il giorno di Uhud chiese consiglio, se fosse più opportuno rimanere a Medina o uscire e scontrarsi col nemico; i più dissero che era meglio affrontare il nemico in campo aperto, così che il Profeta ordinò di uscire dalla città per dare battaglia. Il giorno del fossato egli chiese consiglio sul fatto se fosse opportuno venire ad un accomodamento con le fazioni coalizzate
[che circondavano Medina] offrendo loro un terzo della produzione dei datteri dell’oasi per quell’anno: Sa‘d ben Mu‘âdh e Sa‘d ben ‘Ibâda furono contrari, e l’idea fu accantonata. E ancora, il giorno di Al-Hudaybiyya chiese consiglio ai suoi Compagni sul fatto se fosse opportuno piombare sui figli degli idolatri; Abû Bakr il veridico allora disse: “Non siamo venuti per combattere, ma per compiere i riti del Pellegrinaggio minore (‘umra).” Il Profeta acconsentì al consiglio di Abû Bakr. A proposito poi della storia della calunnia [nei confronti di ‘Â’iša,] il Profeta
disse: “Gente musulmana: consigliatemi a proposito di persone che hanno incolpato mia moglie: ma per Dio, io non conosco alcun male a carico di mia moglie! E hanno incolpato un uomo: ma per Dio, io non conosco alcun male a carico suo!”(il brano in corsivo lo citiamo da At-Tirmidhì - libro48, del Commento del Corano, capitolo sul commento della Sura della luce hd nr.3191, in quanto la versione riportata da Ibn Kathìr appare scorretta) . E chiese il consiglio di ‘Alî e di Usâma sul fatto se fosse il caso di separarsi da ‘Â’iša. E comunque il Profeta chiedeva consiglio ai suoi compagni nelle battaglie e in situazioni simili. I dotti non sono però concordi, ed hanno due diverse opinioni, su questo: la richiesta di consiglio era obbligatoria per il Profeta, o era invece solamente raccomandata, con lo scopo di rafforzare il cuore dei Compagni?. (...)
Al-Kalbî tramanda queste parole di Ibn ‘Abbâs: “Il versetto è stato rivelato in riferimento ad Abû Bakr e a ‘Umar: essi infatti erano i due Apostoli dell’Inviato di Dio, i suoi due aiutanti particolari, i due padri dei Musulmani.” L’Imam Ahmad tramanda da ‘Abdu r-Rahmân ben Ganam: “L’Inviato di Dio, su di lui la preghiera e la pace divine, disse ad Abû Bakr e ad ‘Umar: ‘Se voi due siete d’accordo su di un suggerimento, io non mi oppongo’.” Ibn Mardawayh tramanda da ‘Alî ben Abî Tâlib: “Chiesero all’Inviato di Dio a proposito della ferma risolutezza (‘azm), e lui disse: ‘Essa consiste nel consultarsi con la gente della retta opinione (ahlu r-ra’y), e quindi nel seguirli’.” Ibn Mâgiah tramanda da Abû Hurayra queste parole del Profeta: “A colui al quale vien chiesto consiglio, viene affidato un incarico di fiducia.” (...) E sempre Ibn Mâgiah tramanda da Giâbir queste parole dell’Inviato di Dio: “Quando uno di voi chiede consiglio al suo fratello, questi dia il suo consiglio.”

Al-Alûsî riporta da Ibn ‘Abbâs che quando furono rivelate le parole «consigliati con loro», l’Inviato di Dio disse: “Dio e il Suo Inviato non hanno bisogno di chieder consiglio. Dio Altissimo però ha fatto della ‘richiesta di consiglio’ una misericordia per la mia comunità: chi, facendone parte, chiederà consiglio non rimarrà privo di guida, mentre chi tralascerà di chieder consiglio non mancherà di cadere in tentazione.” As-Suyûtî riporta da Anas queste parole dell’Inviato di Dio: “Chi chiede ispirazione a Dio (istakhâra) non fallisce, e chi chiede consiglio non se ne rammarica.” E sempre As-Suyûtî cita queste parole di Sufyân: “Ho appreso che il chieder consiglio è metà dell’intelligenza. E ‘Umar ben Al-Khattâb chiedeva consiglio anche alle donne.” Ar-Râzî dal canto suo ricorda come il verbo šâwara deriva dalla radice š-w-r, con significato primo di ‘estrarre il miele dal favo, smielare’.
Dice Al-Qušayrî: “«Usa loro clemenza», perché il tuo giudizio (hukm) è il Nostro giudizio, così che tu non usi clemenza se non quando siamo Noi ad aver usato clemenza. Quindi lo distoglie da un tale attributo per mezzo di ciò che lo conferma nella stazione spirituale del servitore, e lo trasferisce alla caratterizzazione della separazione (tafriqa), dicendo ‘Sosta nel luogo dell’umiliazione, implorandoCi il loro perdono’. E così la Sua sunna (sia gloria a Lui) nei confronti dei Suoi Profeti e dei Suoi santi: li distoglie dalla sintesi (giam‘) trasferendoli alla separazione, quindi li distoglie dalla separazione trasferendoli nella sintesi; ed è per questo che prima dice «usa loro clemenza», che è sintesi, per poi aggiungere «chiedi perdono per loro», che è separazione. (...) Quindi, dopo aver detto «chiedi perdono per loro, aggiunge «e consigliati con loro sul da farsi», e cioè stabilisci un ‘luogo’ per loro. Infatti, colui al quale viene usata clemenza ed è nelle ristrettezze della vergogna (fî sidâri l-khajla) non vede possibile per sé la stazione spirituale della nobile generosità; se dunque chiedi il loro consiglio, elimini in loro l’avvilimento (inkisâr) e profumi il loro cuore.”
Dice Ibn ‘Arabî: “Il motivo che rende necessario il ‘prender consiglio’ è il fatto che al Vero appartiene in ogni essere esistenziato un ‘volto proprio’ (wajh khâss) che non è in altri esseri. E a volte accade che il Vero, gloria a Lui, proietti su un certo essere, a proposito di una cosa qualsiasi, ciò che non proietta su un essere che pure gli è superiore di grado. Esempio ne sia la scienza dei nomi concessa ad Adamo, nonostante che il ‘Consesso supremo’ (al-malâ’u l-a‘lâ) fosse più nobile di lui presso Allah: eppure, Adamo ebbe qualcosa che essi non avevano (...). E se le cose stanno così, accade che il Profeta a volte sia solo riguardo a cose che egli stesso stabilisce nel mondo per il fatto di essere incaricato di regolare e di precisare, anche se non a partire dal pensiero razionale (fikr), visto che egli non fa certo parte di quanti agiscono solo in base al pensiero razionale. Altre volte invece nella sua attività regolatrice gli si associa un altro intelletto, che è come l’anima universale (an-nafsu l-kulliyya) (...). Egli infatti sa che a Dio Altissimo appartiene in ogni essere esistenziato un ‘volto proprio’ dal quale Egli proietta su di lui ciò che vuole, e che non appartiene ad altri ‘volti’. (...) Si potrebbe obiettare: Allah però gli ha insegnato la Sua sapienza riguardante le Sue creature, dal momento che dice, rivolgendosi [implicitamente] a lui [in un hadith qudsiyy nel quale sono riportate le seguenti parole dette da Dio al Calamo primordiale]: ‘Scrivi la Mia sapienza nella Mia creazione, sino al Giorno della Resurrezione’. Nel rispondere a tale obiezione si possono considerare due punti di vista. Secondo il primo, se anche è vero che il Profeta conosce ciò che esiste, pure si può ritenere che tanto il suo ‘chieder consiglio’ quanto il fatto che qualcuno gli sia associato nella sua attività regolatrice facciano parte dei mezzi attraverso i quali Egli gli ha insegnato ciò che gli insegna dell’Essere. Analogamente, benché noi sappiamo che Allah ben conosce ciò che accade nel Suo creato, Egli dice «Noi vi metteremo alla prova, fino a quando sapremo»;(Cor.47,30) dunque, qualcosa di simile si riporta anche a proposito di Dio stesso, visto che [Egli dice «fino a quando sapremo», sebbene] non esista chi possa ‘sapere’ più di Allah! D’altra parte, e questo è il secondo punto di vista secondo cui si può rispondere all’obiezione, noi sappiamo che ad Allah appartiene in ogni essere un ‘volto’ che lo caratterizza: e tale ‘volto’ divino non si definisce ‘creatura’. Così, Egli dice al Calamo: ‘Scrivi la Mia sapienza nella Mia creazione’ [fî khalqî, anche ‘nella Mia creatura’], e non dice ‘Scrivi la Mia sapienza nel volto che venendo da Me è posto singolarmente in ogni creatura’. Dio, sia gloria a Lui, può dare per un certo ‘motivo’, che è quello che il Calamo scrive della sapienza di Allah nella Sua creazione, ma può anche dare senza ‘motivo’, e si tratta del ‘volto proprio’, nel quale non si riconoscono né ‘motivi’ né creatura. Ecco che il ‘prender consiglio’ ha luogo perché si possa manifestare qualcosa che è possibile venga dalla sapienza di quel tale ‘volto’, così che colui col quale il Profeta si consiglia nella sua attività regolatrice proietta su di lui una conoscenza che gli è sopravvenuta da parte di Allah in ragione di quel ‘volto’ la cui sapienza non è stata scritta [dal Calamo], e non ha avuto luogo nell’aspetto creaturiale’.”(Al-futùhatu l-makkiyya, vol II cap.198, pag.423)


( Il carattere (khuluq)...3^ parte )

Quindi l’Altissimo dice: «E quando hai acquisito ferma risolutezza (idhâ ‘azamta), affidati fiducioso a Dio (tawakkal ‘alâ-llah, e cioè quando hai chiesto consiglio sul da farsi e hai preso la decisione, affidati a Dio nel realizzarla, «perché Dio ama coloro che a Lui si affidano».

< Al-Mazharî > riporta da Ibn ‘Abbâs: “Il Profeta disse: ‘Settantamila della mia comunità entreranno in Paradiso senza rendiconto.’ Gli chiesero allora: ‘E chi sono, Inviato di Dio?’ ‘Sono coloro che non si attribuiscono lodi immeritate, che non rubano, che non traggono cattivi auspici e che si affidano fiduciosi al loro Signore’.” E sempre Al-Mazharî riporta da ‘Umar ben Al-Khattâb queste altre parole del Profeta: “Se voi veramente vi affidaste a Dio come deve essere fatto, Egli provvederebbe a voi, allo stesso modo in cui provvede agli uccelli, che vanno
affamati e tornano a pancia piena’.” E infatti, osserva Al-Mazharî, in un hadith qudsiyy Dio dice: “Io sono secondo il pensiero che il Mio servo ha di Me.”

E sempre sul " fiducioso affidarsi " <> riporta ‘da un iniziato’ questo racconto: “Ero in una zona deserta, e m’ero allontanato precedendo la carovana, quand’ecco che vidi davanti a me una persona. Affrettai il passo sino a che la potei vedere distintamente: era una donna che teneva in mano una piccola otre per l’acqua e un bastone, e camminava tremolando. Pensai che fosse allo stremo, e allora mi misi la mano in tasca, ne trassi venti dirham e le dissi: ‘Prendi questi, e rimani qui sino a quando non passa la carovana e ti associ ad essa pagandone la quota; quindi quando si fa notte vieni da me, che aggiusto la tua situazione.’ Ma ecco che lei fece un cenno in aria, con la mano, così, ed ecco che teneva nel palmo molte monete d’oro. Quindi mi disse: ‘Tu hai preso le tue monete d’argento dalla tasca, e io ho preso le mie monete d’oro dall’invisibile’.”
Infine, a proposito della proposizione coranica «quando hai acquisito ferma risolutezza, affidati a Dio»,<> riporta l’opinione di Gia‘far As-Sâdiq, secondo il quale in essa Dio ordina “la rettitudine (istiqâma) esteriore nei confronti delle creature, e la spogliazione interiore nei confronti del Vero.”

Dice <> : “La realtà profonda del fiducioso affidarsi è costituita dalla contemplazione dell’attività decretante [di Dio, taqdîr], assieme al riposo del cuore che evita di caricarsi della tribolazione della gestione di sé (tadbîr). E «Dio ama coloro che a Lui si affidano» e fa loro gustare il vento fresco della ‘sufficienza’ (ki-fâya), così da eliminare ogni stanchezza e ogni fatica, perché Egli si comporta con ognuno secondo ciò che questi merita necessariamente. Così nel momento dell’‘affidarsi’ vi sono coloro che Egli arricchisce coi Suoi doni, coloro
che Egli protegge con il Suo incontro, e infine coloro che Egli rende soddisfatti in ogni stato sino a che non si contentano della Sua permanenza, e sostano assieme a Lui, in Lui e per Lui, nonostante i muta-menti (talwînât) impliciti nei Suoi decreti.”

Sull’intero versetto, osserva come “secondo alcuni Sufi esso si può intendere come rivolto allo Spirito dell’uomo (ar-rûhu l-insâniyy), che mostri tenerezza nei confronti dell’anima e delle sue facoltà passionali ed irritabili, così che essa possa avere interamente la parte che le spetta, alla qual cosa si collega il permanere della progenie e il miglioramento dei mezzi di vita; in caso contrario, tali facoltà si disperderebbero, la sapienza si guasterebbe e verrebbero meno quelle perfezioni per le quali l’uomo è stato creato.”


( Il carattere (khuluq)...4^ parte e fine )


Poi dice: «Se Dio vi soccorre (yansur-kum), nessuno vi potrà sconfiggere (lâ gâliba la-kum); ma se Dio vi abbandona, chi vi potrà soccorrere, dopo di Lui?» Questo versetto è analogo alle parole contenute nel v. 126 di questa stessa Sura, laddove è detto: «E la vittoria (nasr) non viene se non da Dio, il Potente, il Sapiente». Dopo di che ordina di affidarsi a Dio, e dice: «a Dio dunque si affidino fiduciosi coloro che hanno fede».

Dice <> : “«Se Dio vi soccorre, nessuno vi potrà sconfiggere»: Egli interviene in favore dell’esteriore dei credenti col sostegno (tawfîq), e in favore del loro Spirito con la Realizzazione (tahqîq). (...) Quando si parla di soccorso vincente si intende ‘contro un nemico’, e il tuo peggior nemico è la tua anima (nafs). La vittoria sull’anima avviene quando le pretese che vengono dal suo vigore vengono sconfitte dalle difese della Sua misericordia, così che gli eserciti delle passioni vengono messi in rotta dall’assalto delle truppe delle divine condiscendenze (munâzalât), e la santità (wilâya) rimane rivolta esclusivamente a Dio, senza i dubbi delle pretese, che fan parte delle caratteristiche proprie dell’umanità individuale, e senza le passioni proprie dell’anima e le speranze ad esse connesse, che sono tracce dei veli e condizioni che impediscono la Vicinanza. «Ma se Dio vi abbandona», ecc.: colui che Egli abbandona lo lascia andare dove vuole, affidandolo alla sua pessima facoltà di scelta, e il suo stato si disunisce nei rigagnoli delle passioni: egli così una volta va a Oriente senza mostrar alcun pudore, e un’altra va ad Occidente senza ottenere alcun rispetto.”
: “Alcuni ricordano come il soccorso di Allah nei confronti dei Suoi servi avviene in diversi modi. Egli infatti soccorre gli iniziati che con volontà si impegnano nella Via (murîdûn) reprimendo in loro le passioni; soccorre gli amanti (muhibbûn) con gli avvicinamenti; e soccorre i conoscitori (‘ârifûn) con lo svelamento delle contemplazioni.”

Dice Al-Qâšânî:

«Per quale misericordia da parte di Dio», e cioè è per il fatto che sei caratterizzato da una misericordia piena di clemenza (rahma rahîmiyya), e cioè da una misericordia completa, piena e perfetta, che costituisce una delle qualità divine, e che accompagna il tuo essere che è frutto di dono ed è divino (al-wugiûdu l-mawhûbu l-ilâhiyy), e non è l’essere ‘umano’ individuale (al-wugiûdu l-bašariyy), è per questo che «hai mostrato dolcezza nei loro confronti. Se tu fossi stato rude», caratterizzato dalle qualità proprie dell’anima, tra le quali la rudezza e la durezza, «essi si sarebbero dispersi lontani da te», perché a riunirli è la Misericordia Divina che fa sì che necessariamente essi ti amino.
«Usa loro clemenza» per quei loro peccati che ti si riferiscono, visto che li vedi provenire da Allah, grazie allo sguardo dell’unità divina, e visto che la tua stazione spirituale è troppo elevata per poter essere danneggiata dalle azioni degli uomini e per provare stizza per esse, o per curare l’astio con la vendetta.
E «chiedi perdono per loro» per ciò che si riferisce ad Allah, avendo avuto luogo la loro trascuratezza (gafla), ma anche il loro rimorso e la loro richiesta di scusa. «E consigliati con loro sul da farsi» riguardo la guerra ed altro, per rispetto nei loro confronti, ma «quando hai acquisito ferma risolutezza» rimetti la cosa a Dio affidandoti fiducioso a Lui, comprendendo che tutte le azioni, la vittoria e il soccorso, la conoscenza di ciò che è più opportuno e migliore, vengono da Lui, e non da te, e nemmeno dal loro consiglio.

Quindi realizza il significato profondo del fiducioso affidarsi e dell’Unita delle azioni comprendendo le parole «Se Dio vi soccorre, nessuno vi potrà sconfiggere» ecc.
- F I N E -
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Pagine tratte dal Libro : «La Sura della Famiglia di Imràn nella Sapienza Islamica» - di Ludovico Zamboni - GEI Gruppo Editoriale l’Idea. il 3° Capitolo (Sura) del Corano alla luce dei commenti di Ibn Kathìr e Al Qâsânî (tradotti direttamente dai Testi in lingua Araba da Ludovico Zamboni).
pubblicate da Umar su: http://groups.msn.com/SUFISMO (23.08.05)

Al-hamdu li-Llàhi rabbi-l-‘alamin
Umar



sabato 5 aprile 2008

Muhàmmad Messaggero di Dio

  • Nel Nome di Allah, il Compassionevole, il Misericordioso

    Muhàmmad Messaggero di Dio

    A cura di al-Shàykh 'Abdu-r-Rahmàn Pasqui

    dal sito www.huda.it

  • Scheda biografica e albero genealogico del Profeta Muhammad

Data di nascita: secondo le risultanze attendibili di ricerche storiografiche accurate la nascita del Profeta Muhàmrnad è databile al 12 del mese di Rabī primo dell’Anno dell’Elefante (53 anni prima dell’Egira) corrispondente con somma probabilità al 22 Aprile del 570 dC, un giorno di lunedì

Luogo di nascita: La Mecca nella regione del Higiàz, che si trova, affacciata sul Mar Rosso, nella zona centrale della penisola araba, detta Giazìratu-l-‘àrab. Continente: Asia.

Genitori: ‘Abdu llàh e Amina bintu Wàhb.

Nonno: Abdel Muttalib - Bisnonno: Hàshim - Trisavolo: Àbdu Manaf

(figlio) di Qusàyy - (figlio) di Kilāb - (figlio) di Mùrrah - (figlio) di Kà’b

(figlio) di Lu’àyy - (figlio) di Ghālib - (figlio) di Fàhr - (figlio) di Mālik

(figlio) di Nàdr - (figlio) di Kinānah - (figlio) di Khazīmah

(figlio) di Mùdrakah - (figlio) di Ilyās - (figlio) di Mùdar

(figlio) di Nazār - (figlio) di Ma’àdd - (figlio) di ‘Adnān - (figlio) di Udd

(figlio) di Udad - (figlio) di Humàysa’ - (figlio) di Yàsgiub

(figlio) di Nàbi - (figlio) di Giamìl - (figlio) di Qīdār - (figlio) di Isma’īl

(figlio) di Ibrahīm - (tiglio) di A zar - (figlio) di Nāhūr - (figlio) di Ashū’

(figlio) di Ur’ūsh - (figlio) di Nāfi’ - (figlio) di ‘Ābir (il Profeta del popolo di Hud)

(figlio) di Shālikh - (figlio) di Arfàkhshad - (figlio) di Sèm

(figlio) di Nūh - (figlio) di Làmlak - (figlio) di Anūsh - (figlio) di Shàyth
(figlio) di Ādam, che Dio creò dall’argilla

Gli eventi più importanti della sua vita

◊ Nasce alla Mecca, orfano di padre, il 22 aprile 570 dC, cor— rispondente al 12 di Rabì l° dell’anno 53 prima dell’Egira.

◊ All’età di 6 anni, resta orfano di madre. È preso dal nonno.

◊ All’età di 8 anni, alla morte del nonno, viene preso dello zio paterno Abu Tālib.

◊ All’età di 12 anni accompagna lo zio in Siria. Durante il viaggio, a Busra, un monaco cristiano riconosce in lui il Profeta annunciato da Mosè e da Gesù.

◊ All’età di 23-24 anni secondo viaggio in Siria, questa volta come fiduciario commerciale di una imprenditricemeccana di nome Khadīgiah.

◊ All’età di 25 anni matrimonio con Khadīgiah.

◊ All’età di 35 anni fa da. arbitro nella disputa tra i maggiorenti delle famiglie importanti della Mecca che si contendono il privilegio della collocazione della Pietra Nera al suo posto nello spigolo della NobileKà’bah.

◊ All’età di 40 anni riceve l’Investitura Apostolico-Profetica e la prima Rivelazione Coranica nella Notte del Destino, per mezzo dell’arcangelo Gabriele durante il mese diRamadàn, nella grotta del monte Hirà’. Poco dopo inizia la predicazione privata del messaggio base dell’Islàm: “Nessuno ha titolo per essere adorato tranne Dio, Muhàmmad è Apostolo di Dio”.

◊ Al terzo anno dall’investitura Apostolico-Profetica dà inizio alla Predicazione pubblica. Comincia la repressione da parte dei conservatori della classe dominantemeccana.

◊ Dal quinto al settimo anno la persecuzione è in continuo crescendo e nel settimo anno il Profeta e l’intera famigliaHascemita vengono messi al bando e confinati nella valle di Shì’b.

◊ Nel nono anno il bando viene revocato per motivi di opportunismo politico e viene posto fine al confino.

◊ Nel decimo anno della profezia, chiamato Fanno della sofferenza, muoiono a pochi mesi di distanza, lo zioAbu Tālib che lo aveva cresciuto e l’aveva protetto con il suo prestigio dall’odio dei dirigenti della Mecca e Khadīgiah , l’amatissima moglie che lo aveva sostenuto sempre nei momenti più difficili della Missione. La notte del 27 del mese di Ragiab del decimo anno avviene il miracolo di al-Isrà’ wa l-Mi’ràğ. Il Profeta viene trasportato nell’arco di una sola notte dalla Mecca a Gerusalemme, presso la Moschea Al-Aqsā, da Gerusalemme alla Presenza divina e dalla Presenza divina alla Mecca.

◊ Nel dodicesimo anno la predicazione, benché contrastata in ogni modo, continua, e il Profeta riceve il primo giuramento diAqaba da un gruppo abitanti di Yàthrib convertiti all’Islàm.

◊ Nel tredicesimo anno avviene il secondo giuramento di Aqaba sempre da parte di abitanti di Yàtlirib, che invitano il Profeta a trasferirsi nella loro città. Ne]lo stesso anno la dirigenza meccana trama per uccidere il Profeta e organizza un complotto, ma il Profeta sfugge all’attentato alla. sua vita e con uno dei Compagni della prima ora, il fidoAbu Bàkr, il 27 del mese di Safar, parte dalla Mecca diretto a Yàthrib, inseguito dai bounty killers assoldati dalla dirigenza meccana per ucciderlo. L’otto di Rabì‘u-l-àwwal (settembre del 622 dC), entra a Yàthrib, che diventa Medinatu-n-Nabiyy (la città del Profeta).

◊ Anno 1° dell’Egira. Fonda la Moschea a Medina.

◊ Anno 2° dell’Egira: Battaglia di Bàdr. Alla testa di 313 uomini, con l’aiuto di Dio, porta alla miracolosa vittoria i Musulmani sulle preponderanti forze della miscredenza.
◊ Anno 3° dell’Egira. Battaglia di Uhud. I Meccani in cerca di rivincita arrivano alle porte di Medina e nei pressi del monte Uhud avviene lo scontro che, dopo alterne vicende, si risolve in un nuovo clamoroso insuccesso della dirigenza meccana.


◊ Anno 5° dell’Egira. Medina viene assediata dalla confederazione giudaico-idolatrico-beduina. Il Profeta dirige la difesa e, con l’aiuto possente di Dio, la vittoria arride ai Musulmani.

◊ Anno 6° dell’Egira. Trattato di Hudaybiyah con cui il Profeta conviene un armistizio decennale con la dirigenza meccana.

◊ Anno 7° dell’Egira. Conquista dell’oasi di Khàybar e sottomissione dell’insediamento giudaico, i cui dirigenti stavano cospirando con le tribù beduine per attaccare Medina.

◊ Anno 8° dell’Egira. I Meccani violano il trattato di Hndaybiyah. Il Profeta muove da Medina con l’armata islamica per la liberazione della Mecca dal dominio idolatrico-politeistico. Il 20 Ramadàn il Profeta entra senza colpo ferire alla Mecca, che si arrende a discrezione senza opporre resistenza all’armata islamica. Il Profeta compie la purificazione della Nobile Ka’ba dall’abominio degli idoli, abbattendoli uno a uno sotto gli sguardi allibiti dei Meccani, che si attendono lo scatenarsi dell’ira degli dei su Muhàmmad. Rivelatasi vana l’attesa, avviene la conversione generale dei Meccani all’Islàm, che giurano fedeltà al Profeta. Egli chiese loro: ‘‘O Coreisciti, come pensate che io stia per trattarvi?”. Risposero: “O nobile fratello e figlio di nobile fratello, Non ci aspettiamo da te null’altro che bene!”. Disse: ‘‘Io vi dico quello che disse Giuseppe ai suoi fratelli: ‘Oggi, non c’è biasimo alcuno contro di voi. Andate in pace: siete liberi!”.

◊ Battaglia di Hunàyn e vittoria sulla coalizione anti islamica delle tribù beduine del sud (Shawwal).

◊ Anno 9° dell’Egira: Il Profeta guida la spedizione contro l’Impero Bizantino, In attesa dell’iniziativa militare del nemico. l’armata islamica si attesta a Tabùk. sulla pista carovaniera the congiunge lo Yemen a Damasco. Durante la sosta a Tabùk, che si protrasse per circa un mese il Profeta rivolge ai fedeli la famosa allocuzione, passata alla storia come la Khùtba di Tabùk.

◊ Anno l0° dell’Egira: Il Profeta va in Pellegrinaggio alla Mecca; 9 di Zulhìggiah, dalla piccola altura nella piana d Arafàt, fa una Khùtba, detta poi la Khùtba dell’addio, Il 14 di Zulhìggiah compiuti i tre giorni rientra a Medina. molto affaticato. Negli ultimi giorni di Safar (due mesi dopo il rientro a Medina) ha inizio l’ultima fase della malattia, che si conclude il 12 Rahi‘u-l-àwwal, nel quale il Profeta rende l’anima a Dio.

Pochi giorni prima di morire il Profeta fa nella Moschea una Khùtba tanto commovente che i fedeli piangono. Uno di loro dice: “O Apostolo di Dio, la tua Khùtba ha il sapore di un discorso d’addio. Dacci delle direttive!”, il Profeta allora dice:
Vi consiglio il Timore di Dio, Possente ed eccelso Egli è, e l‘obbedienza, Obbedite anche se a comandarvi sarà stato scelto uno schiavo nero. Sappiate che non molto tempo dopo la mia dipartita avverranno gravi rivolgimenti, ma voi attenetevi scrupolosamente alla mia Sunna e a quella dei miei successori ben guidati ortodossi. Guardatevi da ogni cambiamento, perché ogni cambiamento è eresia, ogni eresia è fuorviamento e ogni fuorviamento ha per esito il fuoco’’.

Personalità del Profeta



Il Profeta era un uomo mite, giusto. virtuoso e generoso quant’altri mai. Se aveva a disposizione del denaro. non andava mai a dormire senza averlo distribuito prima tra i poveri. Mangiava tutto e non schifava nessun cibo. ma la sua alimentazione era costituita principalmente da datteri, orzo. pane e olio, pane e aceto. Quando non c’era da mangiare, per calmare i morsi della fame, si metteva sull’addome una pietra. Non mangiava stando sdraiato sulla schiena e neppure sul fianco. Non solo non mangiava mai a crepapelle. ma, fino a quando incontrò il suo Signore, raramente accadde che potesse mangiare del pane per più di tre giorni di fila. Quando una calzatura si rompeva, era lui che se l’aggiustava ed era lui che si rammendava i vestiti e metteva a essi delle toppe. quando necessario. Quando non era occupato nel culto e nell’insegnamento, stava in casa e aiutava le mogli nelle faccende domestiche. Mungeva personalmente le capre e aiutava i garzoni a macinare il grano. In lui era assoluto il rifiuto di ogni illecito nel rapporto coi sessi, a cui era associato il culto di una franca riservatezza e di una composta modestia. Non rifiutava l’invito del ricco, ma nemmeno quello del povero. Quando gli facevano dono di qualcosa da mangiare a titolo di regalo lo gradiva e lo mangiava, si trattasse pure di un bicchiere di latte o di yogurt non accettava, invece. per sé l’elemosina (s ma dopo averla presa la distribuiva ai bisognosi. Era affettuoso con i bambini e con i poveretti. facendo di tutto per ac*******arli nelle loro richieste. Non si arrabbiava, quando lo offendevano, mentre andava in collera solo quando era offeso Dio. Era irremovibile nella giustizia e nella verità. Anteponeva gli altri a se stesso e non temeva né la povertà né l’avarizia. Accettava gli inviti alle feste di matrimonio, andava a far visita agli ammalati e prendeva parte ai funerali. Aveva in sommo grado la dote dell’umiltà, grande era la sua tranquillità spirituale e gli era sconosciuta l’ostentazione e la superbia. Non era attirato dalle cose terrene, per cui vestiva con semplicità e mangiava come si alimenta la gente comune. Quando si spostava, andava in groppa a cavallo, cammello, asino o mulo senza sfarzo. ma camminava anche a piedi. Gradiva il profumo ed era disturbato dai cattivi odori. Sedeva con i poveri e mangiava con gli indigenti. Era *******o quando vedeva la gente comportarsi bene. Manteneva buoni rapporti con i familiari, ma senza favoritismi. Non ruppe mai i suoi rapporti con qualcuno, accettava sempre le scuse di chi lo aveva offeso, quando gli venivano offerte. Non disdegnava di esprimersi in maniera garbatamente arguta e con finalità di spasso o di allegria e nel parlare diceva sempre la verità. Quando rideva, non lo faceva mai in modo sguaiato, anzi, si può dire, clic più che ridere, sorrideva. Apprezzava il sano divertimento e lui stesso si divertiva facendo gara di corsa con la moglie, dove una volta vinceva lui e una volta lei, Sopportava con pazienza le persone moleste e, quando capitava, il comportamento duro e cattivo nei suoi confronti da parte di persone ignoranti della verità. Ogni persona che aveva occasione di stare con lui, pensava di essere più vicina al suo cuore di qualsiasi altro. Non si è mai comportato con disprezzo verso una persona di bassa condizione sociale, né mai ha avuto timore reverenziale nei confronti (li principi e re. Invitava tutti a essere servi di Dio, sullo stesso livello. Era privo di lettere, non sapendo né leggere né scrivere. Era nato orfano di padre ed era rimasto orfano anche di madre all’età di sei anni. In un ambiente governato dal]’impostura e dalla perfidia, il suo comportamento corretto e leale gli aveva fatto guadagnare gli epiteti di” il veritiero” e “il meritevole di fiducia’’. Sposò la prima moglie a venticinque anni. quando lei ne aveva quaranta, e, in una società in cui vigeva il costume di poligamia illimitata, visse con lei in matrimoni o monogamico per ventisei anni. coniugandosi soltanto dopo essere rimasto vedovo. Ricevette la rivelazione all’età di quaranta anni e si dedicò alla Missione apostolico-profetica affidatagli da Dio, rifulga lo splendore della Sua Luce. anima e corpo. Numerosi sono gli episodi che dimostrano la sua umanità e la sua bontà. Esortava alla pazienza. impediva la violenza e l’imprecazione, incitava alla misericordia. Un ebreo di Medina. che abitava vicino a lui, ogni giorno gettava le immondizie di casa sua davanti alla porta del Profeta, il quale la rimuoveva. Un giorno, il Profeta non trovò l’immondizia e subito chiese notizie dell’ebreo saputo che era malato, andò a visitarlo, augurandogli la guarigione (l’ebreo, riconosciuta in lui la dignità di Profeta, si convertì all’Islàm). Un giorno, al passaggio del funerale di mi ebreo, egli si alzò in segno di rispetto. Gli fu fatto notare che era un ebreo al che lui disse: “Non è forse anch’egli una creatura umana?” (o come disse). Un giorno, un beduino. prendendolo violentemente per il vestito, urlando esigeva da lui la restituzione di qualcosa. Omar intervenne e stava per mettere le mani addosso al beduino, ma il Profeta lo fermò dicendo: “O Qmar, fermati! Quello che devi fare è quello di dire a me di pagare i miei debiti e di dire a lui di non comportarsi in questo modo!” (o come disse). Un’altra volta, vide un uccello svolazzare con strida intorno a un gruppo di Compagni e, notato che essi avevano in mano dei nidiaci, disse: “Restituite subito i figli a quella mamma!”(o come disse). Un giorno, qualcuno gli chiese l’amnistia per una donna nobile della Mecca che aveva commesso un furto. Il Profeta disse: “Se Fatima, la figlia di Muhàmmad, rubasse, le taglierei la mano, come è sta- Lo ordinato da Dio”! (O come disse). Esortava al rispetto degli animali, proibendo di maltrattarli e ordinando di rispettarli. Fece l’esempio di quell’uomo al quale, per aver dato da bere a un cane assetato, Dio perdonò tutti i peccati e di quella donna che meritò l’inferno per aver lasciato morire di fame un gatto, dopo averlo chiuso in una gabbia. Esortava al rispetto dell’ambiente. ordinando di non inquinarlo.
Questi sono soltanto alcuni degli esempi delta grande umanità del Profeta Muhàmmad che Dio, rifulga lo splendore della Sua Luce, ha proposto agli uomini tutti come modello esemplare di comportamento e maestro di vita, affinché essi, imitandone gli esempi e mettendone in pratica i precetti, possano realizzare la Pace e la Giustizia nella Verità (La Pace, La Giustizia e La Verità sono tre dei novantanove bellissimi Epiteti di Dio), che sono le colonne portanti dell’Islàm.

Qualità del Profeta

Un giorno fu chiesto ad al-Hàsan, Dio si compiaccia di lui, nipote del Profeta, di parlare dell’aspetto del Nonno.

Egli disse:

“Anch’io ho fatto la stessa domanda a mio zio Hind a proposito dell’aspetto dell’Apostolo di Dio e lui mi ha risposto così:

‘L‘Apostolo di Dio aveva un aspetto Imponente e maestoso. Il suo viso era luminoso, di una luminosità paragonabile a quella della luna piena. La sua statura era un po’ più alta di quella media e un po’ più bassa di quella che si definisce di solito alta. La sua testa era ben proporzionata alla corporatura e i suoi capelli non erano de crespi de lisci; erano divisi in due parti da una riga nel mezzo e, quanto al/li loro lunghezza, non andavano mai più giù dei lobi delle sue orecchie. La sua carnagione era delicata e la sua fronte alta; aveva folte le due sopracciglia e con un esiguo spazio tra esse. Una vena c’era in quello spazio, che quando era in collera si ingrossava. Il naso era lungo e c‘era su esso una linea di luce, che qualcuno, senza pensarci, avrebbe potuto scambiare per il suo naso. La sua barba era folta. i suoi occhi avevano le pupille nere; le sue guance creino solide, la sua bocca era grande e i suoi denti erano bianchissimi e con degli intervalli. I peli sul suo petto formavano una linea sottile. il suo collo era simile a quello di una statua di argento puro. Il suo fisico era ben proporzionato. La sua corporatura era solida e piena. Le dimensioni del torace e quelle dell’addome erano uguali. Il suo petto era largo e ampia era la distanza tra le sue spalle; i suoi polpacci erano solidi e pieni. Era luminoso. Come ho già detto, tra il collo e l’ombelico c’era una linea di peli, ma il resto del suo torace ne era privo; ne aveva, invece, sugli avambracci e sulle spalle e sulla parte superiore del petto. I suoi polsi erano robusti: larghi i palmi delle sue mani, che erano folti e solidi erano i suoi piedi, i quali avevano la pelle così liscia che l’acqua ci scivolava sopra, Le sue dita erano lunghe e la sua muscolatura eccellente. Quando camminava, la sua andatura era come se stesse scendendo da una collina. Camminava in modo dignitoso e tranquillo. ma con decisione, come chi scende da un pendio. Quando per strada doveva rivolgersi a qualcuno, si girava con tutto il suo corpo. Teneva gli occhi bassi e guardava più verso il basso che verso l’alto. Egli controllava il silo sguardo. Parlava per primo ai suoi Compagni e salutava per primo chiunque incontrasse.

Quando ebbe finito di parlare, chiesi ancora: ‘O zio, dimmi come era il suo comportamento!’

E Ibn Abi Hala rispose:

‘L’Apostolo di Dio, a causa della sua sollecitudine per la salvezza dell’uomo dal fuoco era continuamente preoccupato ed era sempre riflessivo. Non parlava se non quando era necessario e passava lungo tempo in silenzio. Il suo temperamento era mite. Apprezzava molto un dono, anche se piccolo. Non si curava di assicurarsi di ottenere quanto dovutogli né andava in collera. Quando indicava, lo faceva con tutta la mano. Quando era sorpreso di qualcosa girava il palmo della mano su e giù. Quando parlava, portava il suo pollice destro nel palmo della mano sinistra. Quando era in collera, se ne andava e girava la sua faccia. Quando era contento guardava verso terra. In generale la sua risata consisteva in un leggero sorriso, sicché si potevano vedere i suoi denti, che erano bianchi come chicchi di grandine”.

Fu chiesto, ancora, ad al-Hàsan di dire, se ne era a conoscenza, del comportamento dell’Apostolo di Dio quando era in casa sua. Rispose al-Hàsan:

“Lo chiesi, un giorno, a mio padre (‘Alī ibn Abi Talib), il quale mi disse:

‘Quando era in casa divideva il suo tempo in tre parti: una parte per Dio, una parte per la sua famiglia e una parte per se stesso. Del tempo che usava per la causa di Dio la maggior parte lo dedicava alla gente comune e non riservava niente a se stesso in particolare, escludendone gli altri, Della sua condotta nella parte che riservava a se stesso preferiva stare con persone meritevoli e dedicava loro una quantità di tempo corrispondente alla loro eccellenza nella linea di condotta islamica, Egli si preoccupava di loro e li teneva occupati nel far cose buone per loro e per la comunità. Era solito dire: ‘Chi è presente dovrà riferire le cose a quelli che sono assenti e dovete farmi sapere di che cosa hanno bisogno tutti quelli che non hanno la possibilità di essere loro a farmelo sapere’.

Allora, domandai come si comportava quando andava fuori. E mio padre rispose:
‘L’Apostolo di Dio era cauto con la gente, ma faceva senza darlo a divedere, guardando da un‘altra parte o trattando in modo scortese. La sua linea di condotta era equilibrata, senza cambiamenti. Non era negligente per timore che la gente diventasse negligente, né era pressante per timore che la gente si stancasse. Era preparato per ogni eventualità. Non trascurava un diritto, né si indebitava ai punto di essere costretto a chiedere l’aiuto degli altri per adempiere agli impegni presi. Le persone che egli stimava maggiormente erano quelle che avevano per tutti un buon consiglio. Quelli, poi, per i quali aveva la massima stima erano coloro che lo avevano sostenuto e aiutato’.


Chiesi. ancora. del suo comportamento nelle riunioni.

Mio padre mi rispose:

‘L‘Apostolo di Dio non si sedeva o non si alzava mai senza menzionare nel farlo il nome di Dio; non si riservava mai un posto speciale e aveva proibito clic altri lo facessero. Se qualcuno si sedevo vicino a lui, o stava in piedi vicino a lui per /fargli delle domande, gli accordava il suo tempo fino a quando la persona se ne andava. Quando qualcuno gli chiedeva qualcosa di cui lui stesso aveva bisogno, se poteva e ne disponeva, spartiva la cosa con chi gliel’aveva chiesta e, se non poteva, lo consolava con buone parole. Aveva un comportamento ottimo e gentilissimo, comportandosi con una affettuosità paterna nei confronti di tutti. Il suo atteggiamento nelle assemblee era caratterizzato da indulgenza, moderazione, pazienza e confidenza. In quelle a cui partecipava egli aveva disposto che non si alzassero le voci, né venissero resi pubblici i difetti di qualcuno o che qualcuno parlasse delle trasgressioni da lui stesso compiute. Quelli che vi partecipavano erano affezionati gli uni agli altri in grazia del loro timore di Dio e si comportavano con umiltà. Le persone anziane godevano di grande rispetto e verso i giovani c’era compassione e clemenza. I bisognosi ricevevano da essi aiuto e così pure erano trattati con ospitalità gli stranieri’.

Chiesi allora come si comportava con i suoi Compagni.

E mio padre affermò:

‘Con i suoi Compagni l’Apostolo di Dio era sempre sorridente, il suo tono era sempre rassicurante e i suoi modi erano gentili. Non imprecava mai né usava un linguaggio impudico. Non trovava difetti a qualcuno né lo lodava eccessivamente, Ciò che non era essenziale ai fini della salvezza dal fuoco non lo prendeva nemmeno in considerazione, ritenendolo cosa superflua. Tre cose gli erano in impossibili: l’ipocrisia, l’accumulazione di beni materiali, la curiosità per cose che non lo riguardavano. Tre cose riguardo agli altri erano estranee alla sua personalità: il biasimo, il rimprovero e il cercare di scoprire i segreti. Quando parlava, non diceva se non cose per l’aver detto le quali si aspettava una ricompensa da Dio. Quando parlava, gli ascoltatori seduti con lui erano immobili come se ci fossero degli uccelli accovacciati sulle loro teste. Quando lui taceva, allora gli altri parlavano, ma senza fare discussioni in sua presenza. Quando qualcuno stava parlando con lui, tutti gli altri stavano in silenzio fino a quando chi parlava aveva finito. Le loro conversazioni, poi, non avevano come argomento, se non i temi del discorso che era stato intavolato. Lui rideva per quelle cose di cui gli altri ridevano e mostrava sorpresa per le cose per le quali gli altri si sorprendevano. Era paziente con un estraneo che usava un linguaggio volgare. Disse: ‘Se c’è qualcuno che chiede qualcosa di cui ha bisogno, dategliela’. Egli non interrompeva mai uno che stava parlando, ma aspettava sempre che quello avesse finito. O per prendere la parola, o per andarsene”.

Ritratto del Profeta

“L’Apostolo di Dio fu modello di ogni bene. Dio l’Altissimo ne ha lodato il carattere, ha raccolto in lui tutte le virtù e lo ha preservato dal peccato. Egli, il Profeta nostro, aveva l’abitudine di recarsi con i suoi Compagni a visitare gli ammalati, andando a piedi con calzature e copricapo semplici, anche se il malato si trovava all’estrema periferia di Medina. Le sue vesti erano ricavate da tessuto fatto di pelo di animali, quando ne aveva, ma si vestiva, quando ne aveva, anche con abiti fatti con stoffe pregiate. Non imponeva a se stesso di portare con sé cose inutili, non trascurava di munirsi di ciò che gli era strettamente indispensabile, si accontentava di quello che aveva e faceva. serenamente senza di ciò che non aveva. Quando si spostava da un luogo all’altro, andava talvolta a piedi nudi, a volte con degli zoccoli, però quando ne aveva l’occasione, andava anche a cavallo di una mula, o senza sella in groppa a un cavallo, o anche su una cammella o un asino. Talvolta, quando aveva una cavalcatura, faceva montare dietro sé qualche amico. Talvolta mangiava pane secco, talvolta datteri, senza pane. Talvolta mangiava arrosto di agnello, melone fresco e dolci. Consumava quanto gli bastava e distribuiva l’eccedenza, trascurando ciò di cui non aveva bisogno e non facendo il minimo sforzo per prendere più del necessario. Non si arrabbiò mai, quando un’offesa riguardava solo lui personalmente, ma non trattenne mai la sua collera, quando l’offesa riguardava Dio”. (Ibn Hàzm)

Sfere d'azione della missione apostolico - Profetica

Quattro sono gli aspetti operativi della Missione Apostolico-Profetica. La Funzione Essenziale del Profeta è quella di trasmettere a tutti gli uomini, nella sua integralità. senza nulla aggiungere o togliere, il tosto della Rivelazione coranica, che nel Nome di Dio il sommamente Misericordioso il Clementissimo. egli riceve dall’angelo Gibrìl, su lui la pace. Funzioni corollario sono: La Funzione Esegetica di interprete autentico della Parola divina (cioè del Sublime Corano). La Funzione Esemplare, cioè quella di essere modello, attraverso la sua pratica di vita (Sunna), del comportamento islamico. La Funzione Percettiva, cioè esser egli stesso fonte di norme di condotta.

Dice Dio nel Sublime Corano:

◊ Nella Sura 16, intitolata an-Nàhl (le Api), all’àyah 84:

“Se essi, dopo avere ricevuto il Messaggio, voltano le spalle, sappi che a te non incombe altro che comunicare il messaggio con precisione linguistica e concettuale”.

◊ Nella Sura 4, intitolata an-Nisā (le Donne), all’àyah 59:

“O credenti, obbedite a Dio, obbedite all’Apostolo e a coloro che tra voi hanno l’autorità islamica; Qualora sorgano divergenze interpretative tra voi su qualche argomento rivolgetevi a Dio e all’Apostolo se siete credenti in Dio e nel Giorno del Giudizio. Questa linea di condotta è per voi la migliore e la più giusta”.

◊ Nella Sura 33, intitolata a1-Ahzāb (i Confederati), all’àyah 21:

“Avete nell’Apostolo di Dio il modello esemplare di comportamento”.

e all’àyah 36:

“Quando Dio e l’Apostolo hanno dettato in qualsiasi materia una regola di condotta, non è più lecito a un credente o una credente di fare di testa sua nella materia regolata e chi lo fa commette una grave trasgressione”.

Insegnamenti del Profeta

Il Messaggero di Dio disse:

“Dio, l’Eccelso, non guarda certo né i vostri corpi né il vostro aspetto esteriore ma guarda i vostri cuori”

“Chi non tratta la gente con misericordia non otterrà la misericordia da Dio”.

“I credenti che hanno la fede più completa sono quelli che hanno il comportamento migliore”.

“Lo giuro davanti a Dio. egli non crede!” (ripetuto 3 volte). Noi (i compagni del Profeta) chiedemmo: “Chi dunque, o Messaggero di Dio ?”. Egli rispose: “Colui che dorme sazio mentre suo vicino di casa è affamato”.

“Nessuno di voi é “davvero” un credente finché non ama per suo fratello (il prossimo) ciò che ama per se stesso”.

“Temi Dio ovunque ti trovi. Fai seguire alla cattiva azione una buona azione, essa la cancellerà. Agisci nei confronti della gente adottando un buon comportamento”.

“Non disprezzare mai nessuna buona azione (per minima che essa sia), nemmeno quella che consiste nell’incontrare tuo fratello (il prossimo) con viso cordiale”.

“Il credente (autentico) non è colui che ingiuria e denigra continuamente, né colui che si dà ad imprecazioni e maldicenze, né colui che è indecente ed immorale, né colui che è dissoluto e conduce una vita dissipata”.

“Esistono tre segni distintivi dell’ipocrita: quando riferisce qualcosa, mente; quando promette non mantiene la sua promessa; e quando ci si affida alla sua lealtà, tradisce”.

“Colui che è assiduo nel chiedere perdono direttamente a Dio, Egli lo libera da ogni difficoltà lo alleggerisce da ogni preoccupazione e gli accorda il Suo sostegno in modo inatteso”.

“I peccati gravi sono: il fatto di associare a Dio (una o più divinità); il fatto di maltrattare i propri genitori e di disobbedire loro; l’omicidio; il giuramento deliberatamente falso”.

“Il paragone dei Profeti precedenti con me è come un uomo che ha costruito una casa e l’ha fatto molto bella architettonicamente, però manca un mattone. La gente era ammirata dalla perfezione della costruzione e dicevano: ‘La costruzione è bella, però manca un mattone’. Io sono quel mattone e il Sigillo dei Profeti”.

“O uomini, diffondete la pace, offrite il cibo, visitate i parenti, pregate di notte mentre la gente dorme Entrerete in pace in Paradiso”.



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giovedì 3 aprile 2008

Il Profeta Muhammad Pace e benedizione su di lu La sua misericordia e la sua compassione

Nel Nome di Allah, il Compassionevole, il Misericordioso

Il Messaggero di Allah (sallAllahu 'alayhi waSallam) era l'uomo più dolce, pur superando gli altri per il coraggio e il valore.

Era talmente buono che le lacrime apparivano sul suo viso alla vista della minima manifestazione di crudeltà.

Ibn 'Abbâs (radiAllahu 'anhu) riferì che un giorno un uomo afferrò una capra, la coricò su un fianco, poi si mise ad affilare il coltello. Vedendo questa scena, il Profeta (s) gli chiese: "Cerchi di ucciderla due volte? Perché non affili il coltello prima di stendere la tua capra sul fianco?"

Il Profeta (sallAllahu 'alayhi waSallam) proibì ai suoi compagni (radiAllahu 'anhum) di affamare o assetare le bestie da soma, o anche di caricarle eccessivamente.

Raccomandò di essere buoni con gli animali e di cercare di alleggerirli di una parte del carico, considerando ciò come atto meritorio in grado di avvicinare l'uomo ad Allah (SWT). Abu Hurayra (radiAllahu 'anhu) riferì che il Profeta (s) disse: "Un viaggiatore assetato trovò un pozzo sul suo cammino. Vi discese per dissetarsi e, una volta uscitone, vide un cane che stava leccando il fango talmente era assetato. L'uomo pensò che il cane dovesse avere tanta sete quanto lui; ridiscese allora nel pozzo, riempì la sua scarpa di cuoio d'acqua e risalì tenendo la scarpa tra i denti. Così, dissetò il cane. Allah (SWT) si rallegrò di questo gesto di bontà e assolse l'uomo dai suoi peccati". I Sahabah (radiAllahu 'anhum) si informarono: "Oh Messaggero di Allah! Vi è anche una retribuzione riguardante le bestie e gli animali selvaggi?". Il Profeta (sallAllahu 'alayhi waSallam) rispose: "Vi è una retribuzione riguardante ogni creatura con un cuore vivente"(1)

'AbdAllah ibn 'Umar (r) riferì che il Profeta (s) disse: "Una donna fu condannata all'Inferno a causa di una gatta che rinchiuse senza darle da mangiare, né lasciarle la libertà di cacciare qualche roditore per nutrirsene"(2)

'AbdAllah Ibn Ja'far (r) riferì che il Profeta (s) entrò un giorno nel recinto di un giovane uomo Ansâr; vi trovò un cammello che si mise a gemere alla vista del Profeta (s), con le lacrime che gli colavano dagli occhi. Il Profeta (s) si avvicinò e gli diede qualche pacca sulla gobba, e ciò confortò la bestia. Poi il Profeta (s) chiese chi fosse il suo proprietario. Il giovane si presentò e disse: "Oh Messaggero di Allah, questo cammello è mio". Il Messaggero di Allah (s) gli disse allora: "Non temi Allah riguardo a questo cammello, dopo che Egli te l'ha donato in possesso? Si è lamentato con me perché tu lo sovraccarichi e lo fai lavorare senza sosta'(3)

Abu Hurayra (r) riportò che il Profeta (s) disse: "Durante i vostri viaggi, quando attraversate delle terre fertili, permettete ai cammelli di prelevare ciò a cui hanno diritto nella vegetazione, e quando attraversate terre nude e aride, sbrigatevi ad uscirne. E quando vi accampate la notte, allontanatevei dalle strade, perché sono il luogo di passaggio delle bestie feroci e il luogo di destinazione delle vipere"(4)

Ibn Mas'ûd (r) riferì: "Durante un viaggio in compagnia del Messaggero di Allah (s), quest'ultimo si allontanò un po' dall'accampamento. In quel momento, vedemmo un uccello con due uccellini di cui ci impossessammo. L'uccello ci volò intorno finché tornò il Profeta (s), che ci chiese: "Chi ha afflitto questo uccello levandogli i suoi piccoli?". Poi ci ordinò di rimettere a posto gli uccellini. In quello stesso posto, vedemmo anche un formicaio, che bruciammo. Quando il Profeta (s) seppe che l'avevamo bruciato, disse: "Solo il Signore del Fuoco ha il diritto di castigare col fuoco".(5)

Il Profeta (s) prescriveva insistentemente la gentilezza e la generosità nel trattamento degli schiavi, dei servi e della manodopera. Jâbir (r) riferì che il Messaggero di Allah (s) disse: "Nutritele di ciò di cui vi nutrite, vestitele di ciò con cui voi vi vestite, e non disturbate le creature di Allah (SWT)"(6)

Viene riportato che il Profeta (s) disse anche: "Le persone che Allah (SWT) ha riposto nelle vostre mani sono vostri fratelli, vostri servitori e vostri assistenti. Chiunque abbia suo fratello al suo servizio deve nutrirlo di ciò di cui si nutre, vestirlo di ciò di cui si veste, non assegnargli mai un compito superiore alle sue capacità e – se questo fosse inevitabile – allora che lo aiuti a compierlo"(7)

'AbdAllah Ibn 'Umar (r) riportò che "un giorno, un beduino si presentò al Profeta (s) e gli chiese: "Quante volte al giorno devo perdonare al mio servo?". Il Profeta (s) rispose: "Settanta volte"(8)

Il Profeta (s) disse anche: "Pagate il salario di un operaio prima che il suo sudore si asciughi"(9)



http://www.huda.it/articoli/articoli_muh.htm

[1] Hadîth riportato da Bukhârî nel suo Sahîh, nel Libro dell'Etica, sezione della "Misericordia verso gli uomini e verso gli animali. Una variante di questo hadîth sostituisce l'uomo in questione con una prostituta

[2] hadîth riportato da Bukhârî e Muslim

[3] hadîth riportato dall'Imâm Ahmad nel suo Musnad

[4] hadîth riportato da Mâlik nel suo Muwatta'

[5] hadîth riportato da Abu Dawud nella sua raccolta – Sunan

[6] parte di un hadîth riportato da Ahmad nel Musnad – facente parte del Sermone d'Addio del Profeta (s)

[7] Sunan Abû Dâwûd

[8] Sunan Tirmidhi e Sunan Abi Dawûd

[9] Sunan Ibn Majah